Riforma del terzo settore: breve guida

Vediamo insieme la nuova riforma del terzo settore e quali trasformazioni ha portato.

La riforma del terzo settore nasce in un periodo importante per il mondo non profit italiano, poiché caratterizzato da una forte crescita sia economica che strutturale.

I grandi cambiamenti della riforma del terzo settore sono due.

  1. Riconosce una parte delle organizzazioni non profit che operano a sostegno della comunità e nella tutela del bene comune.
  2. Attraverso regole precise norma la frammentazione legislativa precedente che per decenni ha caratterizzato il mondo del sociale.
riforma del terzo settore

Già nel 2014 nacque l’idea di un testo unico che ordinasse le numerose normative, seguita poi dalla pubblicazione delle “Linee guida per una riforma del terzo settore”.

Inoltre fu lanciata una consultazione online che raccolse migliaia di proposte e commenti, sia dei cittadini che delle organizzazioni del terzo settore.

Il disegno di legge venne discusso per diversi mesi e poi essere pubblicato in prima lettura nel 2015, mentre la firma definitiva arrivò l’anno successivo con la Legge delega n. 106 del 6 giugno 2016.

Invece l’approvazione dei decreti attuativi, il cuore della riforma, arrivarono nel 2017, precisamente fra marzo e settembre.

Parliamo del d.lgs. n. 40 che istituisce e disciplina il Servizio civile universale, il d.lgs. 111 sul 5 per mille, il d.lgs. 112 che revisiona le regole per le imprese sociali e soprattutto il d.lgs. 117 del 3 luglio 2017.

Il 28 luglio fu pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica che disciplinava la Fondazione Italia Sociale, nata con la riforma del terzo settore.

Il perno della riforma è il codice del Terzo settore, ovvero il d.lgs. 117 composto da 104 articoli che sancisce:

  • soggetti coinvolti
  • regole
  • organizzazione
  • regime fiscale
  • coordinamento sia normativo che decisionale

Vengono abrogate numerose normative come buona parte della “legge sulle Onlus” (460/97), quella sulle associazioni di promozione sociale (383/2000) e la storica legge su volontariato (266/91).

La nuova riforma del terzo settore prevede oltre 41 decreti attuativi su aspetti come:

  • obblighi di trasparenza
  • rendicontazione
  • agevolazioni fiscali
  • regole delle associazioni, sia organizzative che amministrative
  • rapporto fra terzo settore a pubblica amministrazione
  • ruolo del volontariato e centri di servizi
  • finanziamenti
  • servizio civile universale
  • nuova impresa sociale

Vediamo le principali novità della riforma del terzo settore.

In un testo unico vengono normate tutte le realtà denominate “enti del terzo settore” (Ets), raggruppando soggetti diversi come piccole organizzazioni, cooperative sociali, reti nazionali ed enti filantropici.

riforma del terzo settore

Parliamo di associazioni, fondazioni, enti privati che svolgono una o più attività di interesse generale su base volontaria o che erogano gratuitamente denaro, beni, servizi, mutualità, produzione o scambio di beni e servizi.

Le attività di interesse generale sono elencate in 26 aree di intervento e le realtà operanti devono essere iscritte al registro unico nazionale del terzo settore (Runts), dimostrando di perseguire finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale senza scopo di lucro.

Il Runts, ovvero il registro unico nazionale del terzo settore sostituisce i vari registri regionali e ha sede presso il Ministero delle Politiche Sociali, poi gestito e aggiornato a livello regionale.

Presso il Ministero delle Politiche Sociali viene istituito il Consiglio nazionale del Terzo settore, formato da circa trenta componenti che non ricevono alcun compenso.

Il Consiglio nazionale del Terzo Settore è l’organo consultivo per l’armonizzazione legislativa dedicata alla materia oltre che la Cabina di regia con funzione di coordinamento delle politiche di governo.

Le nuove tipologie di enti del terzo settore nella nuova riforma sono 7:

  • organizzazioni di volontariato (Odv)
  • imprese sociali, incluso le cooperative sociali
  • associazioni di promozione sociale (Aps)
  • reti associative
  • società di mutuo soccorso
  • enti filantropici
  • altri enti

Inoltre diversi soggetti vengono esclusi dall’elenco come:

  • amministrazioni pubbliche
  • partiti
  • sindacati
  • associazioni professionali
  • associazioni di categoria, datori di lavoro
  • fondazioni di origine bancaria

Per gli enti religiosi vengono poste limitazioni rispetto ad alcune attività di interesse generale e con regole ad hoc.

Le attività di interesse generale vengono inserite in un elenco aggiornabile che, oltre a fare ordine aggiunge diverse attività emerse negli ultimi anni, alcune sono:

  • commercio equo
  • agricoltura sociale
  • legalità
  • housing

Nella nuova riforma del terzo settore il volontariato assume un ruolo centrale, infatti un intero capitolo del codice è dedicato alla sua promozione.

volontariato

Per la prima volta la riforma indica regole ben chiare, infatti per diventare ETS occorre rispettare obblighi su aspetti come:

  • trasparenza
  • democrazia interna
  • assicurazione dei volontari
  • destinazione di eventuali utili a fronte di vantaggi economici e fiscali, esenzioni, incentivi.

Vengono previste agevolazioni come il Social Bonus, strumenti finanziari dedicati, oppure i Titoli di solidarietà e altre risorse dedicate.

Viene sia riconosciuto che potenziato il ruolo dei Csv, ovvero i Centri di servizio per il volontariato, potendo così offrire servizi a tutti i volontari e non solo più alle organizzazioni di volontariato definite dalla legge 266/91.

Vengono definite nuove regole per il 5 per mille snellendo alcune procedure burocratiche, come tempi di erogazione e soglie minime, oltre ad aprirlo a tutti gli ETS iscritti al registro unico nazionale.

Con un apposito decreto il servizio civile diventa universale, rimodulandolo sia in sistema di organizzazione che di finanziamento.

La riforma del terzo settore evidenzia anche il ruolo strategico delle imprese sociali, indicando come il terzo settore sia il motore di una nuova economia più responsabile e solidale.

Viene riconosciuto e normato il rapporto fra terzo settore e pubblica amministrazione, coinvolgendo attivamente il sociale sia nella programmazione che nella gestione dei servizi.

Infine, beni mobili e immobili possono essere ceduti senza oneri alle associazioni per manifestazioni o in comodato d’uso gratuito come sedi oppure a canone agevolato per la riqualificazione.

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