Costituire ente del terzo settore: come iniziare

Per costituire ente del terzo settore occorre avere le idee chiare fin da subito e ora vediamo perché.

Costituire un ente del terzo settore richiede chiarezza su fattori come: 

  • visione
  • missione
  • strategia
  • obiettivi
  • settore

Costituire un ente del terzo settore non è più solo un aspetto formale come accadeva qualche anno fa, bensì è il riflesso di una strategia chiara.

costituire ente del terzo settore

La riforma del terzo settore ha cambiato radicalmente le regole, ovvero prima si poteva anche improvvisare oggi invece occorrono idee chiare, altrimenti il rischio di perdere tempo e denaro è molto alto.

Oggi costituire un ente del terzo settore come ad esempio un’associazione, significa essere soggetti ad adempimenti e controlli più simili al contesto imprenditoriale che al vecchio mondo non profit.

In passato bastavano piccoli adempimenti iniziali, questo rendeva l’operato delle associazioni più semplice ma anche meno professionale.

Oggi occorre depositare gli atti fondamentali in un registro nazionale telematica, come le assemblee ed i consigli direttivi.

Questa trasformazione da un lato ha burocratizzato il terzo settore ma dall’altro lo ha reso trasparente, quindi anche più credibile per investitori e donatori.

organizzazione trasparente

Questa impostazione imprenditoriale richiede strategia e organizzazione a cui non tutte le realtà sociali sono abituate.

Infatti le realtà sociali prive di strategia e obiettivi chiari in pochi anni sono scomparse, mentre quelle più organizzate hanno ottenuto ottimi risultati.

Entriamo un po’ più nel dettaglio.

Con la riforma del terzo settore vengono abrogate diverse normative come la storica legge sul volontariato (266/91), quella sulle associazioni di promozione sociale (383/2000) e buona parte della “legge sulle Onlus” (460/97).

Tutte gli enti del terzo settore (ETS) vengono raggruppati in un solo testo, lasciando fuori le amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati, associazioni professionali, associazioni di categoria e datori di lavoro, fondazioni di origine bancaria.

Gli Ets per essere tali devono iscriversi al Registro unico nazionale del Terzo Settore che ha sede presso il ministero delle Politiche sociali, poi gestito e aggiornato a livello regionale.

Inoltre vengono definite le attività di interesse generale, ovvero senza scopo di lucro e con finalità solidaristiche, civiche o di utilità sociale.

Con l’iscrizione al registro unico del terzo settore gli Ets devono rispettare diversi obblighi come:

  • trasparenza nei bilanci
  • assicurazione dei volontari
  • destinazione di eventuali utili
  • rapporti di lavoro e stipendi
  • democrazia interna

Inoltre possono accedere a esenzioni e vantaggi economici, oltre a ricevere dalle pubbliche amministrazioni beni mobili o immobili, sia gratuitamente che in comodato d’uso per specifiche attività.

Ovviamente il testo unico del terzo settore è molto più articolato, quello che ci interessa sapere è che la nuova riforma ha dato una forte impronta imprenditoriale.

Ovvero oggi una realtà del terzo settore deve agire secondo impostazione imprenditoriale, quindi con strategia e pianificazione, pur mantenendo la propria impronta sociale.

Alcune realtà non hanno retto questa trasformazione e sono sparite, mentre quelle più organizzate hanno fatto emergere due aspetti essenziali:

  • trasparenza
  • comunicazione

La trasparenza è essenziale per creare rete, attirare stakeholder, imprese, privati ed enti pubblici oltre che amplificare il proprio brand.

La comunicazione, anche sé è ancora il tallone di Achille di moltissime realtà sociali, ha iniziato a diventare sempre più parte integrante del terzo settore, permettendo di ottenere maggiori donazioni, avvicinare il pubblico e fare rete.

come costituire ente del terzo settore

Come vediamo, costituire ente del terzo settore implica strategia e idee ben chiare, altrimenti ripetiamo, il rischio di perdere tempo e denaro è molto alto.

Bene. Come detto prima, la riforma del terzo settore abbraccia realtà come associazioni, imprese sociali, cooperative sociali, fondazioni.

La principale forma giuridica utilizzata nel terzo settore sono le associazioni.

Spesso si crede che le associazioni siano di facile gestione rispetto alle società tradizionali ed in parte è vero, tuttavia sono sempre contenitori giuridici che, dopo la riforma del terzo settore implicano oneri ed obblighi.

Ad esempio, un’associazione prevede due organi operativi:

  • l’assemblea dei soci
  • le assemblee straordinarie

L’assemblea dei soci delibera le linee operative, approva il bilancio, nomina i consiglieri del direttivo, il presidente e diverse altre attività.

L’assemblea straordinaria decide aspetti cruciali come il cambio dello statuto o del presidente.

Le diverse assemblee implicano tempi e regole precise, poiché oggi una realtà del terzo settore deve rendere conto del proprio operato sia all’interno che all’esterno, come accade per le società.

Quindi ripetiamo, oggi costituire ente del terzo settore non è più solo un aspetto formale o burocratico, come accadeva fino a qualche anno fa, bensì deve essere il riflesso di una strategia chiara.

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