Disruptive: uno dei modelli di startup più apprezzati

Vediamo un modello di startup molto apprezzato: disruptive, in italiano dirompente.

Ci sono diversi modelli di startup, qui ci concentriamo su quello disruptive che, come vediamo a breve, se strutturato con equilibrio allora è fortemente scalabile.

Ci sono tre caratteristiche importanti nel modello disruptive legato alle startup:

  • sono estranee al mercato che vanno a rompere
  • il cambiamento che imprimono nel mercato va oltre l’innovazione del prodotto o servizio
  • favoriscono la nascita di nuovi modelli di business

Le startup nascono da un’idea innovativa che prende forma attraverso un modello di business.

Il termine nel contesto delle startup, indica quelle innovazioni che cambiano lo status quo di un mercato o di un modello di business, fino a quel momento consolidati

disruptive

Il concetto nasce anche dall’economista austriaco Joseph Alois Schumpeter (1883 –1950), dove nel suo libro “Teoria dello sviluppo economico” definisce i miglioramenti continui di prodotti e servizi esistenti come “innovazioni incrementali”.

Il concetto disruptive investe il mercato nella sua interezza, ovvero sia le imprese che i clienti e qui attenzione, c’è un aspetto importante.

Le innovazioni modernizzano settori già esistenti, mentre il modello disruptive spesso crea un mercato nuovo, a scapito di quelli vecchi che hanno dominato per anni.

Facciamo alcuni esempi.

All’inizio del 1900 Henry Ford lanciò l’automobile Model T con un prezzo abbordabile per la classe media dell’epoca, anche grazie alla catena di montaggio da lui inventata.

Infatti Ford rivoluzionò la mobilità più di chiunque altro, mettendo fuori mercato carrozze e cavalli.

Facciamo alcuni esempi recenti di modelli disruptive, che hanno permesso la crescita di imprese a scapito di altre.

startup modello disruptive

Netflix e Spotify in pochi anni hanno conquistato grosse fette di mercato, a scapito dell’industria audiovisiva tradizionale.

Infatti Netflix ha ridimensionato il mercato tradizionale falciando il noleggio, che all’epoca era un segmento importante, oltre a cambiare il rapporto fra domanda e offerta.

Prima erano i provider a decidere quando i clienti potevano guardare film e serie tv, ora invece attraverso Netflix, sono i clienti a sceglierlo.

Poi è vero che, anche prima i clienti potevano scegliere cosa e quando guardare attraverso il noleggio, tuttavia aveva un costo maggiore e con tempi limitati.

Altri esempi meno aggressivi sono UBER, che attraverso un’applicazione mette in contatto passeggeri e autisti, ovvero domanda e offerta.

Le società di consegna specializzata come Glovo che, attraverso collaborazioni informali hanno infranto concetti come orario minimo garantito o assicurazione.

Il modello disruptive si presta benissimo alle startup, poiché hanno:

  • dimensioni ridotte rispetto alle grandi aziende
  • strutture e organizzazioni flessibili
  • alta propensione alla sperimentazione e al rischio

Le startup devono conquistarsi un posto nel mercato, quindi essendo veloci e dinamiche individuano nicchie e trend non attenzionate dalle grandi imprese, creando modelli di business innovativi.

Qui c’è un aspetto del modello disruptive che è bene tenere conto, specialmente per le startup, ovvero l’opinione pubblica.

Attenzione perché è un aspetto fondamentale.

Il modello disruptive essendo molto aggressivo va strutturato con equilibrio, specialmente quando si parla di tutela dei lavoratori, altrimenti rischia di diventare un boomerang, e invece di rompere il mercato rompe direttamente la stessa startup.

valutazione startup

Ad esempio, le aziende della gig economy, ovvero il modello basato sul lavoro occasionale, rompono il modello di lavoro stabile basato su continuità e contrattualistica.

Qui non si tratta di capire se il modello disruptive sia giusto o meno, perché non è questo il tema, bensì comprendere che quando l’innovazione va contro temi sociali, i guai sono matematici.

I modelli di rottura fanno rumore, proprio perché portano cambiamenti radicali, quindi da un lato ottengono attenzione, dall’altro si espongono, questo significa che occorre settarli con equilibrio, tenendo conto che l’opinione pubblica oggi ha un peso enorme, specialmente sul web.

Ripetiamo: il modello disruptive è sicuramente potente e attenzione, la potenza deve avere equilibrio e direzione, altrimenti rischia di diventare un boomerang distruttivo.

I cambiamenti radicali ci sono sempre stati, oggi con le startup è possibile crearli insieme ai clienti, ricordando bene che quando si toccano temi sociali come la tutela dei lavoratori, l’opinione pubblica è sempre più aggressiva.

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