Scopriamo insieme l’affascinante mondo del terzo settore e di come si sia trasformato negli ultimi anni.
Il terzo settore è parte integrante dell’economia e, pur mantenendo la sua impronta sociale è comunque soggetto alle stesse regole economiche delle aziende, poiché deve far quadrare i conti.
Non a caso la nuova normativa del terzo settore ha imposto regole simili a quelle delle imprese tradizionali, spingendo le realtà sociali ad agire secondo strategia e pianificazione, mantenendo la propria impronta sociale.

Infatti oggi le realtà del terzo settore devono agire secondo diversi fattori come:
- visione
- strategia
- pianificazione
- comunicazione
Per comprendere bene occorre una breve panoramica storica del terzo settore.
Intorno agli anni ’40 il codice civile italiano indicava il terzo settore secondo due macro aspetti:
- associazioni
- fondazioni
Le associazioni sono un insieme di persone che, insieme, seguono il medesimo scopo attraverso regole formalizzate nel proprio statuto.
Le fondazioni invece sono organizzazioni più strutturate, poiché non soggette al frequente cambiamento di soci come invece avviene nelle associazioni.
Con il passare degli anni la società è divenuta più complessa, da un lato le regole si sono centralizzate, dall’altro le esigenze sociali sono diventate sempre più specifiche.
Qui né il settore pubblico e né quello privato riuscivano a soddisfare le esigenze della società ed è proprio da questa mancanza che il terzo settore si è sviluppato per come lo conosciamo oggi.
Fino agli anni ’80 c’erano tante piccole associazioni generiche che spesso si autofinanziavano attraverso quote associative, poi nel decennio successivo molte di loro si sono evolute in associazioni di volontariato.
Qui concetti come garanzia e tutela entrarono a far parte del terzo settore, sia a favore delle associazioni che dei volontari.

Le regole diventano sempre più centralizzate, arrivano diverse agevolazioni fiscali e nello stesso periodo nascono anche le cooperative sociali.
Il terzo settore a cavallo fra gli anni ’90 e 2000 si specializza in base alle esigenze della società dando vita alle Onlus, realtà che operano a favore di persone svantaggiate.
Poi nascono le ONG e nel 2006 le imprese sociali, dove per la prima volta il concetto di impresa viene declinato anche nel sociale.
Infatti le imprese sociali agiscono con organizzazione imprenditoriale pur mantenendo la propria impronta sociale, poiché per legge non possono distribuire utili.
Nel 2017 arriva la grande riforma del terzo settore che, attraverso un testo unico dà una direzione precisa al mondo del sociale.
Il testo unico implica regole precise che in parte collimano con il mondo imprenditoriale, favorendo sempre di più la collaborazione fra settore sociale e privato.
Questo significa che oggi per operare nel terzo settore non basta più aprire un’associazione in base a un’idea o una missione, occorrono strategia e idee ben chiare, altrimenti il rischio di perdere tempo e denaro è molto alto.
Come detto all’inizio, oggi una realtà del terzo settore deve agire secondo diversi fattori come:
- visione
- strategia
- pianificazione
- comunicazione
Vediamo brevemente questi aspetti.
Visione
La visione è il perché alla base di ciò che fai.
Il perché rappresenta valori, ideali e missione alla base della tua intenzione sociale, ciò che viene definito visione.

La visione va formalizzata e resa comprensibile per pubblico, stakeholder e finanziatori, poiché accendendo le emozioni rende affascinante la propria intenzione sociale.
La visione è un aspetto parecchio articolato, poiché va strutturata secondo step precisi e poi comunicata in modo estremamente chiaro.
Strategia
La strategia è fondamentale, poiché definisce una serie di azioni cronologiche verso una direzione precisa ed a favore di obiettivi concreti.
Qui buona parte delle realtà del terzo settore hanno difficoltà, poiché poco abituate a ragionare in modo strategico.
Invece la strategia è basilare per il successo, poiché oltre a determinare ordine e direzione è anche quantificabile in tempo reale, permettendo di monitorare azioni e risultati a favore degli obiettivi.
Pianificazione
La pianificazione è la naturale evoluzione della strategia.
La strategia determina cronologia e direzione, mentre la pianificazione determina la velocità.
Inoltre la pianificazione permette di lavorare sui fianchi, ovvero ottimizzare le azioni in corso d’opera.
Comunicazione
Oggi siamo letteralmente sommersi da comunicazioni sia commerciali che non, quindi per fare breccia in questo rumore di fondo costante occorre una strategia comunicativa ben chiara.
La comunicazione è quindi un aspetto importantissimo e paradossalmente è anche il tallone di Achille di molte realtà del terzo settore.
Ci sono molte realtà sociali che hanno missioni onorevoli, svolgono attività importanti, tuttavia comunicano poco con il risultato che spesso il loro valore non viene percepito.
Invece quando una realtà del terzo settore rende affascinante la sua verità attraverso una corretta comunicazione, ottiene risultati che spesso vanno oltre ogni aspettativa.
Bene. Come abbiamo visto la riforma unica del terzo settore ha imposto regole simili a quelle delle imprese tradizionali, dove strategia e pianificazione sono essenziali.
Questo ha permesso a molte realtà sociali di agire anche secondo logica strategica, pur mantenendo la propria impronta sociale.
Qui è importante affidarsi ad esperti del settore, poiché strategia e pianificazione vanno strutturate in base a ogni singola realtà sociale.